data aggiornamento 26/03/2014
Cassero della Fortezza - L'Indagine Archeologica
L'INDAGINE ARCHEOLOGICA (1992-2003)
a cura di MARCO VALENTI
La collina di Poggio Imperiale è oggetto di indagini archeologiche curate dall'Area di Archeologia Medievale dell'Università di Siena dal 1992. Lo scavo, preceduto da uno studio preliminare di valutazione del potenziale archeologico, ha sinora impegnato oltre 1000 archeologi nell'arco di 31 mesi di scavo e l'esplorazione di quasi 2 ettari di terreno.
Le conoscenze sulla storia insediativa della collina avevano inizio con il 1155, anno di fondazione del castello di Poggio Bonizio e terminavano con l'edificazione della fortezza medicea. L'intervento degli archeologi ha rivelato invece come il rilievo fosse stato occupato dall'uomo ben 9 secoli prima delle notizie rintracciabili nelle fonti scritte.
Una storia del popolamento, quindi, che ha inizio fra V e VI secolo. Le strutture in questa fase sono composte da cinque abitazioni a pianta rettangolare, con muri in terra fondati su zoccoli in pietra e tetto in laterizi ad uno spiovente. La loro dimensione standardizzata sui 30 mq, la dislocazione intorno ad una profonda e larga calcara, il riconoscimento di un tratto di campo arato conservatosi e la presenza di alcune infrastrutture (un deposito per acqua in mattoni, una zona per la macellazione di animali) lasciano intravedere uno spazio organizzato che potrebbe identificarsi come parte di un complesso produttivo più grande tipo grande azienda o villa di età gota, la cui struttura di riferimento, se conservatasi, deve ancora essere individuata.
Nella seconda metà-fine del VI secolo, assistiamo ad un cambiamento radicale degli spazi insediati. Il complesso costituito da case di terra venne abbandonato e ad esso si sostituì un villaggio di capanne, vissuto duecentocinquanta-trecento anni e soggetto a progressive trasformazioni. Allo stato attuale dell'indagine, sembra occupare uno spazio minimo pari a quasi due ettari: la sua estensione potrebbe però essere maggiore. Era composto da capanne di legno, terra e paglia e demarcato da due zone d'inumazione. L'alternanza di edifici evidenzia abitazioni ricostruite dopo una-due generazioni e comprese in un'organizzazione del popolamento per famiglie legate stabilmente alla terra.
Pur nelle difficoltà create dalla presenza di stratigrafie talvolta compattate dall'occupazione continuativa nonché dalle profonde alterazioni prodotte dalla fondazione del grande insediamento in pietra di metà XII secolo, sono ben riconoscibili le componenti strutturali del villaggio. Ognuna delle fasi di vita mostra una trama topografica articolata, nella quale alle abitazioni si affiancano i ricoveri per gli animali, all'allevamento probabilmente predominante per gran parte della vita del villaggio si affianca l'agricoltura, che assume gradatamente maggiore importanza in età carolingia.
Le strutture di IX-inizi X secolo mostrano l'esistenza di uno spazio con organizzazione ben delineata e sono osservabili i segni di un'articolazione gerarchica. Esiste un grande edificio centrale (una longhouse con magazzino interno per derrate alimentari), dal quale si diparte una lunga strada in terra battuta, affiancata da un edificio di sevizio (destinato alla macellazione della carne che in essa veniva consumata), contornato da capanne di dimensioni minori, da una zona tipo corte, un'area destinata ad ospitare strutture artigianali (una fornace da ceramica ed una forgia) e per l'accumulo dei surplus produttivi (un grande granaio), un'area aperta con grandi contenitori infissi nel terreno, steccati, concimaia e resti di attività quotidiane di una popolazione rurale.
Nella longhouse risiedeva il proprietario, riconoscibile anche per un'alimentazione nettamente diversa dal resto della popolazione. Il consumo di carne bovina era di suo appannaggio quasi esclusivo, così quello legato ad altri animali di grossa taglia (cavallo ed asino) ed inoltre pennuti da cortile particolari (come l'oca, non trovata altrove). Al contrario, la dieta di carne riscontrata nelle altre capanne era più limitata e si consumavano parti di terza scelta, soprattutto gli scarti della macellazione.
Con gli inizi del X secolo la collina mostra un'assenza di frequentazione che può essere spiegato in due modi: interruzione dell'insediamento oppure depositi cancellati dalla stessa continuità insediativi. E' infatti con il 1155 che Guido Guerra dei conti Guidi, figura eminente nel quadro politico toscano del XII secolo, fonda il grande castello a controllo della via Francigena ed in funzione antifiorentina, assoldando maestranze altamente specializzate che pianificano un grande castello ispirato a modelli edilizi cittadini. La topografia dell'agglomerato si caratterizza per la costruzione di lotti composti di lunghe case a schiera con ingresso a doppia arcata. Venne realizzata una grande cisterna comunitaria a pianta circolare, in conci di travertino con camera di raccolta delle acque dal diametro di 5,20 m, coperta da una volta a cupola in pietra. Una strada lastricata attraversava l'insediamento ed è identificabile come un tratto della Francigena. Fu edificata infine una grande chiesa a tre navate divise da due file di cinque pilastri, con abside quadrangolare ed estesa almeno 19 x 40 m. In prossimità di quella che doveva essere la facciata (distrutta da interventi moderni) è stata rinvenuta una fornace in mattoni usata per la fusione della campana. Il campanile, esterno e di forma quadrata, era adiacente la navata sinistra; nella sua fondazione venne inserito ritualmente un bicchiere in vetro con intenti propiziatori (doveva contenere una reliquia).
L'aspetto del grande castello iniziò ad evolvere verso la fine del XII secolo, negli anni in cui si rese autonomo (sono infatti attestati nelle fonti archivistiche consoli e podestà). Alla trasformazione politico-istituzionale conseguì una trasformazione urbanistica, comprendente anche lo sviluppo di un esteso borgo fuori dalle mura. Gli effetti materiali del passaggio da nucleo signorile a organizzazione di tipo comunale portarono alla formazione di un emporio-zona di servizi per i viaggiatori in transito sulla Francigena e per i fiorenti traffici commerciali. Poggio Bonizio era un centro di successo, una comunità in continua crescita con una popolazione caratterizzata da intraprendenza imprenditoriale, impegnata in una vasta gamma di attività. Le trasformazioni a cui andò soggetto l'agglomerato, sono la testimonianza di uno sviluppo costante e l'adeguamento regolamentato degli spazi alla nuova realtà demografica ed economica di una fiorente comunità cittadina.
L'area indagata mostra la progettazione di una nuova urbanistica: si ripianifica la viabilità; le case a schiera sono sostituite da un quartiere artigianale e da case più piccole, disposte su due piani, dotate di corte spesso lastricata con piccole cisterne o pozzi; si cerca inoltre di regolare la crescita delle abitazioni destinando degli spazi ben precisi e delimitati da bassi muri ad accogliere nuovi edifici; il borgo, individuato tramite fotoaerea, pare avere avuto una forma regolare. Nel corso del XIII secolo, infine, venne rifortificata la parte sommitale del villaggio ed allargate le difese all'intera collina, includendo parte dei borghi, fra i quali il borgo di Vallepiatta con la sua monumentale fonte oggi nota come Fonte delle Fate.
Dopo la distruzione fiorentina di Poggio Bonizio nel 1270, la collina venne scelta nel 1313 dall'imperatore Arrigo VII per la fondazione di una nuova città che doveva fungere da caposaldo per la stabilizzazione del potere imperiale in Toscana. Le macerie ancora presenti furono impiegate per livellare la forte pendenza della collina di oltre 3 m; si intendeva riusare la possente cinta muraria superstite e venne realizzato un esteso sistema di fognature che sembrano attraversare l'insediamento con regolarità Sono riconoscibili, inoltre, nuove case costruite riusando le strutture in migliore stato di conservazione e dotandole di focolari quadrangolari in mattone ed una macelleria a pianta rettangolare allungata. La nuova città di Monte Imperiale ebbe breve vita. Ancora in corso di edificazione, la repentina morte dell'imperatore coincise con la fine del nuovo centro; le milizie fiorentine distrussero nuovamente l'abitato che nei secoli successivi ebbe funzione di cava per materiali lapidei e cantiere per l'edificazione della fortezza medicea.